Esattamente una settimana fa vi avevamo parlato dell’app Immuni, la soluzione scelta dal Governo italiano per il tracciamento dei contagi.

L’ultima settimana ha visto Immuni al centro di una bufera per il discorso relativo alla privacy (e fa riflettere il fatto che molti accettano senza problemi i termini di accordo di giochini come “che frutto sei?” o “chi eri in una vita precedente?” o ancora “chi saresti se fossi nato 34 secondi prima e tua madre avesse mangiato una peperonata a cena?”).

In seguito a questa bufera è deciso: l’app per il tracciamento contatti coronavirus cambierà registro: Immuni seguirà il modello più protettivo della privacy (“decentralizzato”) voluto da Apple e Google (che non svilupperanno un’app).

Queste informazioni giungono, tramite il Sole24Ore, da tutte le fonti direttamente impegnate sull’app.

Una scelta obbligata

La scelta di cambiare è una scelta obbligata per due motivi:

  1. Tutelare con maggiore forza la privacy e la sicurezza dei dati
  2. Avere un’app che funzioni al meglio, dal momento che non rispettare le indicazioni di Apple e Google sarebbe stata una possibile condanna a malfunzionamenti.

Come funzionerà la “nuova” Immuni?

Parlare di “nuova” Immuni senza avere mai visto la “vecchia”, fa un po’ strano.

Gli smartphone generano al proprio interno, tramite l’app, un proprio identificativo anonimo che si scambiano (via bluetooth) ogni volta che entrano in contatto. Ogni cellulare contiene la lista di questi codici anonimi.

I giochi cominciano quando un operatore sanitario trova un caso di Coronavirus: a quel punto, permetterà al paziente di caricare su un server questi identificativi anonimi con cui il suo smartphone è entrato in contatto.

Il server manderà a tutti gli smartphone dotati di app la lista dei codici: se l’app dovesse riconoscere il proprio codice all’interno di quella lista, manderebbe una notifica all’utente (del tipo: “sei stato vicino a un contagiato da covid-19 per un tempo e una distanza sufficienti dal permettere l’infezione”) e lo informerebbe su cosa fare.

Finora com’era?

Nell’attuale app Immuni (già in sperimentazione sul campo in versione beta), i codici sono invece generati dal server e non dai singoli dispositivi.

Questa è una differenza importante perché significa che c’è un luogo dove ci sono sia i dati di contatto sia le chiavi con cui renderli potenzialmente identificabili. Questo costituisce un rischio in più per la privacy.

Quando Immuni arriverà, probabilmente a Maggio con l’avvento della Fase 2, sarà già nella versione modificata e resa compatibile con quanto chiesto da Apple e Google.

Il vantaggio di un modello centralizzato rispetto a uno decentralizzato è la possibilità di costruire un “grafo sociale” dei contatti avvenuti e quindi di ampliare il raggio degli asintomatici da monitorare. Più centralizzi i dati, più lo puoi fare.

Nell’orientamento generale, ora, i vantaggi del modello centralizzato sono statit considerati inferiori ai rischi, vista e considerata anche la limitata capacità di fare i tamponi a tutti coloro che dovessero ricevere notifiche.

E quindi perché si cambia?

Abbiamo detto che si tratta di una scelta obbligata.

Da più parti (e da numerosi esperti) sono arrivate forti pressioni che facevano notare come solo un modello decentralizzato poteva garantire i principi di minimizzazione dell’uso dei dati; si tratta di principi invocati recentemente, proprio per il contact tracing, dalla raccomandazione della Commissione europea dell’8 Aprile 2020 e dal nostro Garante della Privacy.

Il sistema di contact tracing dovrà essere finalizzato tenendo in considerazione l’evoluzione dei sistemi di contact tracing internazionali, oggi ancora non completamente definiti (PEPP-PT, DP-3T, ROBERT), e in particolare l’evoluzione del modello annunciato da Apple e Google.

Una nota del 22 Aprile del Ministero dell’Innovazione


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Credits: Ansa | Via: il Sole24Ore