Coronavirus di quà, Coronavirus di là … Vuoi o non vuoi, il virus nobile (ma democratico) si sta facendo largo ovunque: la situazione italiana, al momento della stesura di questo articolo, parla di 4636 contagiati, 523 guariti e 197 decessi.

Sono passati due giorni da quando il governo italiano, tramite il comunicato riportato in diretta dal Premier italiano Giuseppe Conte e dalla Ministra dell’istruzione Lucia Azzolina, ha decretato lo stop alle lezioni e a tutte le attività didattiche a livello nazionale per scuole e università di ogni ordine e grado (eccetto i corsi post universitari connessi con l’esercizio di professioni sanitarie, ivi inclusi quelli per i medici in formazione specialistica, i corsi di formazione specifica in medicina generale, le attività dei tirocinanti delle professioni sanitarie).
A seguito delle disposizioni del Consiglio dei Ministri (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri) si comunica che dal 5 al 15 marzo 2020 sono sospese tutte le attività didattiche dell’Ateneo, a eccezione dei: “corsi post universitari connessi con l’esercizio di professioni sanitarie, ivi inclusi quelli per i medici in formazione specialistica, i corsi di formazione specifica in medicina generale, le attività dei tirocinanti delle professioni sanitarie”.
Le strutture, gli uffici e i servizi dell’Ateneo rimangono regolarmente aperti.
Rimane fermo quanto già disposto in relazione alla prosecuzione degli esami di profitto, di laurea e di dottorato fino a nuova disposizione.
Seguiranno ulteriori comunicazioni.
La comunicazione ricevuta da noi studenti dell’UniPG.
Da studenti universitari (dell’Università degli Studi di Perugia) ci siamo dunque ritrovati in una sorta di “autoquarantena obbligata”.
Lo stop alle lezioni (che potrebbe essere prorogato) non equivale a una vacanza ma a qualcosa che implica disagi per noi studenti che, al momento del rientro, ci ritroveremmo davanti a un tour de force pazzesco da parte dei professori, bramanti di riuscire a terminare il programma.
La tecnologia che aiuta
Nel 2020, nell’era delle fibre ottiche, delle reti 5G, del cloud a 360° e dello streaming in qualità elevatissime, la tecnologia può tranquillamente venire in soccorso di questa situazione.
Gli strumenti sicuramente non mancano (a partire dai semplici servizi per videoconferenze come Skype o dai servizi streaming come YouTube) ma bisogna capire, a seconda della situazione, quale strumento possa essere adatto.
Questa mattina, un mio Professore ha voluto testare la piattaforma Zoom per le conferenze e i risultati sono stati promettenti, pur trattandosi della versione free che limita le conferenze a sessioni da 40 minuti e 100 partecipanti.

La piattaforma consente all’host (in questo caso il professore) di condividere con gli studenti la schermata del proprio pc (con o senza cursore) e l’audio. Nella versione premium è anche permesso registrare la conferenza.
Finchè l’ateneo non troverà una soluzione per tutti, probabilmente continueranno questi test per trovare la soluzione ottima.
Certo che, in caso di proroga allo stop, una soluzione tampone dovrà essere trovata.
Vedremo come si evolveranno le cose.
