Come ogni Domenica, torna la rubrica “Off Topic“.
In questo secondo episodio sulla Formula SAE analizzerò gli altri aspetti, legati anche al mondo del lavoro in generale.
La mia esperienza in Formula SAE
Sfrutto questo articolo per presentarmi la prima volta: sono Nunzio, sono uno studente d’Ingegneria Meccanica e come si sarà già intuito, sono un appassionato del mondo dell’automotive.
Partecipo al progetto Formula SAE con l’UniPG Racing Team, dall’ateneo di Perugia.

Quando mi iscrissi alla facoltà di ingegneria, lo feci con lo scopo di arrivare, un giorno, a lavorare all’interno di un box di un qualunque team da corsa, come ingegnere meccanico; come massima aspettativa sognavo la MotoGP.
Da li a poco venni a conoscenza del reparto corse della mia facoltà, l’UniPG Racing Team. In un primo momento feci le selezioni più per curiosità che altro, immaginando di passare lunghe nottate in officina a sporcarmi le mani durante la costruzione e l’assemblaggio del prototipo di Formula SAE.
Così è stato effettivamente, ma tutto mi aspettavo tranne che l’approccio ingegneristico che si celava dietro quei quattro tubi saldati con un motore Aprilia.
L’approccio ingegneristico
Tutto parte da un lungo regolamento da rispettare, rigorosamente in inglese, che diventa un testo sacro per ogni membro del team.
Una volta all’interno del team, dopo aver partecipato a varie riunioni e visti i lavori in officina, cominciai a rendermi conto dell’effettiva fatica che i membri prima di me fecero per costruire il primo prototipo.
Tutto questo mi è piaciuto molto: ogni scelta, ogni dettaglio, ogni rinuncia è frutto di decisioni prese dopo ore di discussione e calcoli per rispettare il budget, uno degli aspetti più belli e divertenti a mio parere.
Ogni tanto venivano richiamati tutti i membri del team a fare una riunione che riguardasse ogni singolo reparto, per tenere tutti aggiornati e informati sul progresso dell’anno corrente.
Allora ero appena entrato e non ero nemmeno mai stato ad una competizione. La nostra macchina, la RB17, mi sembrava una gran macchina: leggera, veloce, aggressiva ma rudimentale… mamma mia che emozione vederla crescere pezzo dopo pezzo, notte dopo notte. Forse avrebbero potuto scegliere un colore più consono per le scocche, ma va beh… ci passai sopra.
La prima esperienza sul campo
Il primo riscontro con gli altri team avvenne un’anno dopo, con la seconda auto da quando sono entrato nel team, la RB18.

Il 2018 è stato l’anno in cui ho partecipato attivamente al progetto (il primo anno in genere non mettono i novizi a progettare, quanto a disegnare o partecipare agli eventi): mi occupai della pedaliera e di tutto l’impianto frenante, migliorando quelli del modello precedente.
Durante la progettazione ho avuto alcune difficoltà a rimanere nei limiti di budget imposti, ma come ho già detto, è questo il bello del progetto.
Poi arrivai in gara. Montmelò, circuit de Barcelona – Catalunya. Sono stato a dare uno sguardo i prototipi degli altri team e li mi resi conto di quanta differenza ci fosse tra chi ha i soldi veri e chi deve scendere a mille compromessi.
L’unico vanto che il nostro team aveva, era di aver portato a termine l’auto con un budget iniziale di 3.500€; del resto le auto lì presenti erano di una qualità nettamente superiore.
Alcune squadre ricevono finanziamenti iniziali che partono dai 50.000€ a salire: questo fa parte, però, di quanto l’università creda nel progetto e nella squadra.
Mi ero reso effettivamente conto dei vantaggi che molti avevano: ragazzi con la nostra stessa esperienza e bravura, ma con più possibilità di noi.
Il bello di questa competizione, d’altronde, è scoprire come ogni team abbia saputo sfruttare le sue risorse, cosa che viene valutata anche dai giudici, ma sapere che non si è performanti quanto gli altri per colpa dei soldi e non delle proprie capacità mi ha smosso un po’ di rabbia sinceramente.
Durante la gara ogni team è geloso delle proprie soluzioni e delle proprie scelte: sulla pista ognuno cerca di essere il migliore, dalle 8:00 alle 22:00 (apertura e chiusura dei box).
Appena si chiudono i box, invece TUTTI tornano ad essere amici di tutti: si beve, si gioca e si scherza insieme; si conoscono persone da tutto il mondo con cui sai di avere aspetti in comune, persone che rivedrai solo ogni mattina durante quella settimana quando aprite la tenda e vi preparate per andare ai box o alla prossima gara.
Oggi
Oggi, dopo tre anni di “carriera” all’interno dell’UniPG Racing Team, mi trovo a ricoprire il ruolo di Capo Reparto, più nello specifico Frame Manager.
Mi ritrovo con una grande esperienza alle spalle; mi ritrovo pronto a progettare il telaio di un’auto da corsa con risorse limitate; ho conosciuto molte aziende del settore.
L’auto di quest’anno si chiama RB18evo: ho dato tutto me stesso per questo progetto, a discapito del mio tempo, dei miei soldi e degli esami arretrati.
Il progetto volge al termine, la gara si avvicina ma l’entusiasmo si esaurisce.
Gli sforzi non sono stati ripagati, non ho ricevuto crediti per quello che ho fatto e mai mi sarà riconosciuto di aver lavorato più per l’università che per me stesso.
Conclusioni

Questo progetto è meraviglioso e ha cambiato davvero il mio modo di vedere e fare le cose: putroppo, però, mi sento dire che ho perso tempo.
Se si vuole partecipare a questo progetto, va scelta l’università adatta, va scelto il territorio adatto, ma soprattutto vanno scelte le persone adatte.
Quando si finisce per avere più problemi con le persone che con il progetto, diventa frustrante.
