
Un paio di sviluppatori sostengono che Apple abbia mantenuto il monopolio sulle vendite e sulla distribuzione delle app per iOS e la citano in giudizio con l’obbiettivo di spodestare “l’improprio monopolio del mercato“
Non ci sono dubbi sul totale controllo di Apple sulle app iOS. A parte qualche eccezione tutte le app devono passare attraverso l’App Store, e devono tutti avere a che fare con con le regole di Apple per arrivare sulle piattaforme hardware della casa di Cupertino.
L’azione legale
L’azione legale richiede dunque che ci siano più Store per applicazioni nel panorama iOS dato che, così facendo, almeno per quanto sostengono i “The Plantiffs” (gli sviluppatori di due app, una per i nomi dei neonati e una per gli allenamenti nel basket), Apple starebbe “soffocando l’innovazione” in quanto obbliga a seguire delle regole molto ferree.
Denunciano anche il pagamento annuo di 99$ e un taglio “ammazza-profitto” del 30% della maggioranza delle transazioni.
Oltretutto, un’altro punto che viene citato nella causa è il fatto che se un’app viene rifiutata da Apple, non ha nessun’altro posto dove essere pubblicata: l’unico rimedio, secondo la causa, è permettere l’approdo di altri Store.
Facendo ciò si migliorerebbero sia il mercato delle app, sia Apple stessa essendo più stimolata a innovare il proprio store per essere al passo con gli altri.
Apple è rimasta in silenzio per troppo tempo, la Senatrice Elizabeth Warren (D-MA) ha richiesto la rottura di questo silenzio, e la Corte Suprema ha permesso, da circa un mese, ai singoli consumatori di querelare Apple riguardo simili comportamenti di monopolio.
In un modo o nell’altro Apple cerca di mostrarsi pro-competizione permettendo alle app di terze parti di essere pubblicate sullo store.
Fonte: TheVerge
